Performance di danza sul mondo pastorale

Ideazione, coreografia e danza: Monica Gentile (IT)

Interprete: Tobias Giezendanner (CH)

 

Produzione: Anghiari Dance Hub; Teatro IN Polverigi

 

Mi chiamo Monica Gentile e nel 2013 ho trascorso due mesi sulle Alpi svizzere, a 2800m d’altitudine, lavorando come pastora con 250 capre. Nel 2015 ho ripetuto l’esperienza sulle Dolomiti italiane con un centinaio di mucche. Il lavoro consisteva nello svegliarsi ogni mattina all’alba e camminare tutto il giorno per cercare e contare gli animali. La gestione del gregge consisteva nel saper comunicare alle bestie direzionandole e delimitandole spazialmente con l’uso del corpo e della voce, in questo lavoro ho trovato comunanze con il danzare, con il relazionarsi attivamente allo spazio. Ho vissuto una dimensione spaziale e temporale in modo dilatato, ho aperto il mio sguardo. L’ambiente alpino mi affascina per gli spazi immensi, le montagne,il senso fisico di ascensione, i  fulmini, gli echi, le campane del gregge e delle mandrie.

La pastorizia è un mondo che appartiene alla cultura del passato, ma che continua a portare con sé un valore e un impatto sociale. Mi riferisco a valori come la semplicità e la durezza della vita contadina. Mi interessa dimostrare il senso di appartenenza ad un passato arcaico dove la pastorizia nasce, come giudizio sulla lontananza che abbiamo dalla natura.

 

 

Descrizione della performance

 

Il corpo e il movimento, caratterizzati da solidità e gravità, definiscono un ambiente meteorologico e spaziale. Evocando l’esperienza da me vissuta in prima persona, lascio che il corpo si possa trasformare incarnando qualità animali. Si tratta dell’animale del pastore, che appartiene al gregge o alla mandria, come l’uomo l’animale talvolta si deve rassegnare a dover stare sotto la pioggia.

L’immagine del pastore è incarnata dal secondo performer, il suo stare sulla scena evoca una molteplicità di possibili relazioni fra uomo e animale.

Due figure e due volti che hanno vissuto un’esperienza simile, il ritratto dell’esistenza, relazione fra uomo e animale, definita da un ambiente il quale viene evocato dalla presenza degli interpreti e anche dal suono.

La visione di questo lavoro quindi è un ritratto a due volti, come uno schizzo su carta, i connotati dei due interpreti vengono sfumati e prendono forma volti e corpi ibridi.

 

Nella mia interpretazione Il movimento inizialmente statico diventa sempre più frenetico e scomposto; spesso ho avuto modo di osservare il parto di una vacca e come il vitello appena nato, ancora fragile, cerchi di stare in piedi in una danza disordinata lottando per la vita.

La ricerca sul movimento ruota intorno al passaggio da gesto intenzionale, attraversamento di diversi livelli di volontà fino a far prevalere un lasciar accadere.

Il corpo si trasforma, assume diverse forme o sembianze, lasciando da parte l’essere narrativo, evoca e connota un ambiente.

Il corpo è presente e ogni suo segmento ha una gravità,  la sua presenza in relazione allo spazio è vulnerabile e talvolta decisa.

In particolare si indagano concetti di: solidità/vulnerabilità, passaggio continuo fra qualità umane e animali, creazione di figure ibride appartenenti ad un mondo immaginario.